Biomeccanica di una finale di Champions


Sandro Modeo
Borussia Dortmund-Bayern Monaco
Biomeccanica della finale di Champions
Squadre di «giganti», ma da metà campo in su bavaresi più possenti: per chiudere la morsa (ed evitare le ripartenze)

A seguire il promo di Bayern-Borussia o BM-BVB - insieme visionario e ironico - l’inedita finale di Champions è soprattutto una tecno (o cyber) sfida, tra due avanguardie simmetriche e opposte di un movimento calcistico che sta provando a diventare nuova egemonia. L’unico rischio è che la prevalenza di questa dimensione tecno o cyber - innegabile - possa velare o criptare le altre, storico- sociali e antropologiche, nascoste nelle pieghe della sfida. Che possa cioè far dimenticare, ad esempio - a contrappunto dell’ambiguo sottofondo dei Rammstein - il comune tratto tragico dei due club dopo il golpe hitleriano nel ’33, con il presidente e il tecnico del Bayern deportati in quanto ebrei, e il presidente e due membri del Dortmund (questi ultimi colpevoli di volantinaggio anti-regime) giustiziati. O che possa confonderne, al contrario, le diverse identità legate ai relativi länder: la distanza tra una Baviera conservatrice e cristiano-sociale (nonostante i molti sindaci Spd del capoluogo) e una Westfalia operaia e socialista (nonostante infiltrazioni neonazi anche nella curva giallonera, peraltro puntualmente rigettate, com’è successo quest’anno nella partita con l’Hannover 96).

"Corriere della sera", 24 maggio 2013